MARK HANDFORTH, WHITE-LIGHT-WHIRLWIND

18/03 - 31/05/2022

Video intervista Mark Handforth
MARK HANDFORTH - WHITE-LIGHT-WHIRLWIND

San Carlo è felice di annunciare Mark Handforth, White-Light-Whirlwind, seconda mostra del progetto San Carlo ospitata all’interno della seicentesca chiesa di San Carlo di Via Bissolati 33 a Cremona. La personale di Mark Handforth è in programma dal 18 marzo al 31 maggio 2022. È l’artista newyorkese Servane Mary, per il primo anno del progetto San Carlo (settembre 2021 - settembre 2022) ad aver invitato amici artisti ad esporre nello spazio cremonese. Ogni mostra sarà una presentazione site-specific e personale del lavoro di ogni artista che sarà caratterizzato da media differenti che vanno dalla scultura alla pittura, al film, alle installazioni sonore e alle performance. La mostra di Servane Mary, composta da tre dipinti monumentali (5x5 metri), ha inaugurato il progetto San Carlo nel settembre 2021 e si è caratterizzata per un corpo di lavori creati appositamente per la chiesa, rispondendo alla sua architettura e al suo volume. La seconda mostra, in apertura il 18 marzo 2022, è “White-Light-Whirlwind” dell’artista Mark Handforth, costituita da un imponente disegno di luce alto 16 metri che sale, si snoda e si espande nella cupola barocca della chiesa di San Carlo.

White-Light-Whirlwind è un monumentale disegno di luce. In equilibrio precario su un unico punto, la scultura sale, si snoda e si espande per 16 metri nella cupola barocca della chiesa di San Carlo. Diritta eppure fluttuante, bilanciata eppure sospesa, la scultura si sposta percettivamente tra una visione irreale e la sua massiccia realtà di lampadario. Il vortice, forse una metafora del nostro strano stato di essere degli ultimi anni, è sempre stato visto come la manifestazione fisica della terra che tocca il cielo. Nella scultura, le luci fluorescenti appartenenti al nostro quotidiano disegnano linee frastagliate di luce elettrica bianca, bianca sporca e bianca-viola, per descrivere un vortice monumentale che si erge e gira dal pavimento della chiesa all’arco della cupola. In parte sublime, in parte simbolo di Times-Square. Con il suo significato doppio e ambivalente, la scultura rispecchia la propria e la nostra realtà. Anche noi, come il vortice di luce, siamo esseri effervescenti, sublimi, felicemente attaccati al suolo. La bellezza esiste in questa dualità, l’una è visibile solo attraverso l’altra. Lo spazio interno della chiesa di San Carlo diventa un paesaggio metafisico, una conversazione aperta tra la gloria architettonica, la sua profonda risonanza come casa spirituale e la scultura che sta a cavallo tra queste due realtà. Un incontro, una conversazione, una dualità che tocca sia la scultura in sé sia il luogo che la ospita.

MARK HANDFORTH
MARK HANDFORTH

Mark Handforth nasce nel 1969 a Hong Kong, Cina. Attualmente vive e lavora a Miami. L’artista è noto sul panorama internazionale per le sue sculture di grandi dimensioni che nascono dal confronto con le proporzioni stranianti delle metropoli americane e gli elementi del paesaggio urbano. Alterando i materiali e i rapporti di scala, il suo lavoro sviluppa una ricerca scultorea che è insieme seria e ironica, Minimal e Pop, monumentale e melanconica. L’intervento dell’artista sui simboli del quotidiano genera un repertorio di oggetti assurdi, dotati di una fisicità irruente e inaspettata. Il lavoro di Mark Handforth è stato esposto in numerose mostre personali negli Stati Uniti e in Europa tra le quali ricordiamo: “”Cypress violets and cypress reds” presso il Parco d’Arte Sandretto Rebaudengo (2020); “Trash can candles” presso Modern Art a Londra (2019); “Ugo Rondinone: I love John Giorno” presso il Palais de Tokyo di Parigi (2015) e “Mapping the studio” presso Palazzo Grassi a Venezia (2008). Le sculture di Handforth progettate su larga scala sono state esposte a Central Park a New York, al Dallas Museum of Art e al MCA a Chicago. I lavori di Mark Handforth fanno parte della collezione della Fondazione Louis Vuitton di Parigi, della collezione di François Pinault, della collezione del Museum of Contemporary Art di LA e di quella del Whitney Museum of American Art di New York.

MOSTRE PASSATE
Video intervista Servane Mary
SERVANE MARY, GLITCHES

La mostra presenta un nuovo corpo di opere che è stato creato appositamente per la chiesa, rispondendo alla sua architettura e al suo volume. L’esposizione dei tre dipinti, di dimensioni monumentali (5 metri x 5 metri), è stata specificatamente pensata per lo spazio. In contrasto, e allo stesso tempo in risonanza con l’atmosfera della chiesa di San Carlo, le tre opere rendono triangolare lo spazio, aprendo un dialogo tra la storia dell’astrazione e l’atmosfera evocativa della chiesa, le sue pareti e i suoi pavimenti, la sua trama consumata e segnata dal tempo.

Rinunciando al tradizionale uso della tela, l’artista utilizza come supporto ai suoi dipinti dei fogli laminati di compensato. L’uso di questo materiale, forato regolarmente, ricalca quello spesso utilizzato per mostrare strumenti o oggetti che vengono appesi alla griglia dei fori del pannello con dei ganci. Questa struttura rievoca uno degli elementi fondanti della pittura astratta: la griglia. Le ripetute perforazioni del pannello vibrano di quella nuova percezione ottica tipica dell’astrattismo.

Servane Mary ha scelto la tavola di colori da utilizzare partendo da un sistema già esistente do colori utilizzati più per la stampa che per la pittura: il CMYK, acronimo dei termini inglesi di ciano, magenta, giallo e chiave (nero). Il pannello forato può essere interpretato come uno stencil o un setaccio attraverso il quale il colore passa, si deposita, e si sovrappone. La base spray argentata applicata sui pannelli è animata da gocce sature di vernice e da segni gestuali. L’immagine complessiva è il frutto di un processo controllato e aperto al caso.

Mentre i fori determinano, in una certa misura, la composizione dei lavori, la superficie invece non è priva di imprevisti. Ed ecco che i difetti [glitches], o errori, arrivano a dare all’opera una propria vita pittorica. L’artista, attraverso un processo decisionale disciplinato e solo apparentemente limitato, e la scelta di un supporto materiale banale e quotidiano, porta il suo lavoro nello spazio profondo dell’astrazione. Collocati all’interno di uno spazio le cui mura esistono fin dal XVII secolo e resistono sino ad oggi nonostante il tempo e gli accadimenti, questi dipinti possono ricordare visivamente allo spettatore l’Impressionismo, l’Astrazione Lirica, il Pop, la Process Art, o l’Action Painting, ma ad un’altra velocità, a un’altra distanza, contemplativa.

SERVANE MARY
SERVANE MARY

Servane Mary nasce nel 1972 a Dijon, Francia. Attualmente vive e lavora a new York. Il suo lavoro è attualmente in mostra al MoMA PS1 in “Greater New York 2021”. Il suo lavoro è stato incluso in mostre al Swiss Institute, New York; all’Abrons Art Center, New York; al Venus Over Manhattan, Miami, Florida. Mary ha tenuto mostre personali a Kayne Griffin Corcoran, Los Angeles; Triple V Gallery, Parigi; Apalazzogallery, Brescia, Italia; e più recentemente a JOAN, Los Angeles, che ha presentato Remakes 2006-2018, un sondaggio relativo agli anni 2006-2018, accompagnato da un libro monografico pubblicato da Pacific.

I suoi lavori fanno parte della Schwartz Art Collection della Harvard Business School di Boston; del Fonds Régional d’Art Contemporain, Franche Comte, Francia; del Fonds Régional d’Art Contemporain, Ile-de-France, Francia; e del Tucson Museum of Contemporary Art, Arizona.